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Lupus in fabula: scelti per voi - I PARLAMENTARI INIZIANO A PREOCCUPARSI PER KYOTO

Riportiamo il testo di un’interrogazione presentata alla Camera (Primo firmatario on. Gatenao Nastri, del Pdl), sulle possibili conseguenze della non applicazione del Protocollo di Kyoto per il nostro Paese. L’interrogazione, presentata l’8 aprile scorso, non ha fino ad oggi avuto risposta.

Interrogazione a risposta in Commissione 5-02721
presentata da Gaetano Nastri
giovedì 8 aprile 2010, seduta n.304

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche europee.
Per sapere - premesso che:
secondo quanto pubblicato da un articolo del quotidiano: Il Corriere della Sera, l'Italia, attraverso la Cassa depositi e prestiti, entro il 2012 deve corrispondere una cifra pari a 840 milioni di euro all'Unione europea, al fine di evitare l'inadempienza prevista per il mancato rispetto dell'applicazione del Protocollo di Kyoto sui tetti di emissione di anidride carbonica assegnati ai singoli Paesi;
il suddetto articolo prosegue, riportando i dati preliminari riferiti all'anno 2009 dalla Commissione europea, sostenendo come il nostro Paese a prima vista figuri in una posizione vantaggiosa, considerando che la riduzione di CO2 ha raggiunto il 16,4 per cento a fronte della media europea pari all'11,2;
in realtà, la frenata è quasi interamente collegata alla recessione, secondo un'equazione: meno produzione uguale meno inquinamento, che di conseguenza non consente all'Italia di rientrare nei parametri del «Piano nazionale di assegnazione dei permessi di emissione alle imprese italiane (il cosiddetto Pna) approvato il 28 febbraio 2008;
il predetto provvedimento recepiva la direttiva europea emission trading che prevedeva: una quota di emissioni per ogni Paese (da distribuire tra le industrie attive sul territorio nazionale) e l'istituzione di un mercato in cui comprare o vendere i certificati di CO2, ovvero dei bonus aggiuntivi che consentono alle imprese di superare il limite assegnato di anidride carbonica;
per il periodo 2008-2012 il vincolo-obiettivo per l'Italia risulta pari a 201, 63 milioni di tonnellate all'anno, che costituisce un traguardo fuori dalla portata del nostro sistema economico, come spesso segnalato dallo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare; il principio della direttiva era sostanzialmente quello di costringere il sistema produttivo delle imprese del settore di modernizzare gli impianti e di abbattere le emissioni di CO2, ma l'obiettivo non è stato raggiunto;
l'articolo suesposto sostiene che le imprese italiane che non hanno raggiunto gli obiettivi di modernizzazione dei propri impianti, sono costrette a comprare i certificati sul mercato europeo dell'emission trading, al fine di mettersi in regola con il bilancio energetico, per un totale, come precedentemente riportato, di una cifra pari a di 840 milioni di euro;
in alternativa le conseguenze nel 2012, a giudizio del rapporto pubblicato, sarebbero devastanti poiché la Commissione europea avvierebbe una procedura d'infrazione che si concluderebbe con una multa colossale per l'Italia pari a 3 miliardi di euro -:
se le notizie pubblicate dall'articolo del quotidiano: Il Corriere della sera corrispondano al vero;
in caso affermativo, quali iniziative intendano intraprendere al fine di evitare che la Commissione europea commini una multa al nostro Paese così elevata, come riportato in premessa; se non ritengano opportuno infine valutare l'opportunità di prevedere un'iniziativa legislativa ad hoc, al fine di salvaguardare e tutelare le imprese del settore, che a causa della crisi economica, non sono riuscite a rientrare nei parametri previsti dalla direttiva europea citata in premessa.



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