User

Password

Recupero Password

Path: Home » News » Scelti per voi: Rinnovabili

Scelti per voi: Rinnovabili

REDACON, IL GIORNALE ONLINE DELL’APPENNINO REGGIANO, PROPONE UNA RIFLESSIONE SULLE RINNOVABILI PARTENDO DA UN PARERE DEL CTI
«L’Unione Europea ha stabilito nel 2009 di ridurre entro il 2020 la dipendenza dai combustibili fossili (carbone, petrolio, metano). Il piano europeo applicato dall’Italia prevede le forme di risparmio energetico (edifici, lavorazioni, trasporti) e lo sfruttamento delle Fonti di Energia Rinnovabili innalzando dal 4,5% al 17% la loro incidenza sul totale dell’energia prodotta. Indica anche quale contributo ci si aspetta da ciascuna FER per raggiungere quell’aumento: le biomasse dovrebbero fornire oltre il 50%, eolico 27%, idroelettrico 10%, fotovoltaico 6%, geotermico 3%, solare termico 2,5%. Sono cifre arrotondate che derivano da stime e lasciano molti dubbi, secondo il Comitato Termotecnico Italiano, poiché nel Bel Paese mancano le applicazioni sperimentate per ogni situazione e la conoscenza delle risorse effettivamente disponibili in ogni punto del territorio.
Le regioni italiane si sono dimostrate troppo piccole per sviluppare le tecnologie adatte a sfruttare le FER, figuriamoci cosa potrà accadere trasferendo maggiore autonomia di spesa ai comuni. Si è già visto che in assenza di governo del territorio imperversano le imprese a caccia di incentivi e nascono impianti che non tengono conto del corretto rapporto con l’ambiente provocando danni per la produzione alimentare e gli abitanti. Nelle campagne reggiane arrivano anche le imprese straniere a cercare terreni perché gli altri Paesi europei non permettono di sottrarre superfici all’alimentazione per destinarle all’energia, pur avendo più terra a disposizione di ogni persona rispetto all’Italia. Questo problema è stato segnalato da tempo dall’associazione Rurali Reggiani che collabora con Impresa Montagna nel seguire gli effetti perversi degli incentivi erogati a chi costruisce qualsiasi tipo di impianto per sfruttare le fonti di energia alternative a quella fossile, senza tener conto del bilancio energetico, del bilancio alimentare e dei contraccolpi sulla società.
Preoccupa il peso attribuito alle biomasse per coprire il 17% del fabbisogno energetico italiano, perché dovrebbero fornire 22 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio. Dividendo la cifra tra le regioni, all’Emilia-Romagna compete di ricavare dalle FER 1,5 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, di cui 0.75 da biomasse che corrispondono a 2,1 milioni di tonnellate di legna secca: si tratta di una quantità enorme e possiamo misurarla in un altro modo per sottolineare le conseguenze drammatiche. Se otteniamo le biomasse da coltivazioni di sorgo, mais, pioppo ecc. dedicate a produrre energia servono 100.000 ettari di superficie agricola utile, molto più di tutta quella presente in due Province emiliane!! In altre parole, se continua la politica degli incentivi distribuiti a occhi chiusi per sfruttare le biomasse e per distendere dei pannelli solari a terra, vanno i malora gli alimenti derivati da cereali, foraggi e ortofrutta e i vantaggi attesi dagli abitanti per l’energia pulita.
Qualcuno dei nostri debolissimi assessorati provinciali all’agricoltura cerca di far valere qualche divieto, ma è come pretendere che il vigile alzando la paletta riesca a fermare un TIR lanciato a piena velocità. L’attuale spinta speculativa resta forte e cerca di accaparrare la terra migliore, pianeggiante, proprio quella che i Comuni hanno utilizzato intensamente negli ultimi 20 anni per espandere le costruzioni e la viabilità. Però è possibile evitare di ammazzare le aziende contadine rimanenti se si mettono i pannelli solari sui tetti invece che a terra, se in ogni zona si individuano le sostanze organiche residuali che si possono impiegare per produrre energia, se si sperimentano le soluzioni tecniche e se si combinano le diverse FER trovando l’organizzazione più adatta.
Per nostra fortuna ci sono ancora delle persone che sfruttano la fotosintesi allevando il bestiame con l’erba e tagliando alberi maturi per la legna. La prima condizione è dunque quella di non intralciare, ma di sostenere chi coltiva l’ambiente indirizzando gli investimenti verso gli impianti capaci di valorizzare deiezioni degli animali, scarti del campo e del bosco. La seconda condizione è quella di non portare in montagna delle biomasse prodotte in altri continenti (non riducono la dipendenza energetica) e del rifiuto urbano da bruciare. Il rifiuto solido poco selezionato e tritato (composti da rifiuti, CDR) è stato riclassificato come biomassa per favorirne l’impiego energetico e metà di questo materiale in Italia riceve incentivi per essere bruciato. Invece i Paesi avanzati dimostrano che il modo giusto di trattare il rifiuto solido urbano è quello di organizzare la raccolta differenziata “porta a porta”, perché così si premia ogni nucleo famigliare che fa la selezione più accurata e la parte organica può andare a sostituire i concimi chimici, oppure a ricavare energia attraverso la fermentazione. In tal modo si avvia un circuito virtuoso che consente il completo riuso di vetro, metallo, plastica, carta e di restituire la parte organica all’ambiente attraverso la flora microbica che la trasforma in composti, oppure in biogas all’interno del digestore dove si accumula per poter generare energia elettrica e termica.
L’impiego delle biomasse per la combustione viene già fatto con la legna e nella nostra montagna si può ottimizzare. Gli interventi per ridurre la dispersione del calore permettono di rendere autosufficienti gli edifici adoperando moderne stufe e caminetti a legna, caldaie a cippato. Per migliorare il bilancio energetico ed evitare l’inquinamento occorre evitare l’impiego di biocarburanti importati che sono anche vulnerabili di fronte alle frodi. Infatti, a livello locale è molto difficile controllare in quali condizioni si producono gli olii vegetali nelle terre africane, dell’estremo oriente, oppure se nel pellet sono entrati (com’è accaduto) dei residui inquinati da rifiuti tossici e piante radioattive.»



Viale Elvezia, 12 - 20154 Milano
Tel. +39 02 266.265.1
Fax +39 02 266.265.50
P.IVA 11494010157

Social CTI

Seguici!

Twitter LinkedIn

Disclaimer - Privacy