Soia - Glicine max

INGLESE: SOYBEAN
FRANCESE: SOJA
TEDESCO: SOJABOHNE
SPAGNOLO: SOYA

La soia è originaria dell'estremo oriente. In Europa è giunta soltanto agli inizi del 1900, importata dall'Inghilterra come alimento per diabetici, in quanto priva di amidi. Oggi è una delle più importanti piante alimentari per la ricchezza dei suoi semi in olio (18-21%) e, soprattutto, in proteine (38-41%). L'olio di soia è utilizzato a scopo alimentare e non. La farina di estrazione viene impiegata principalmente (90%) come concentrato zootecnico, in quanto molto ricca in proteine. CARATTERI BOTANICI

E'una pianta erbacea, annuale, estiva, interamente coperta da peli bruni o grigi, alta da 70 a più di 130 centimetri, a portamento eretto più o meno cespuglioso. Appartiene alla famiglia dalle Leguminosae, tribùPhaseoleae, genere Glycine, specie Glicine max. Il corredo cromosomico è 2n = 40.
L'habitus di crescita può essere determinato, indeterminato o semideterminato.
E' "determinato" quando lo stelo principale termina con un'infiorescenza, per cui, sviluppato un certo numero di foglie e di infiorescenze, matura e muore; queste varietà si adattano molto bene ad ambienti con una lunga stagione vegetativa, con alte temperature.
Le varietà "indeterminate", invece, sono caratterizzate da un allungamento indefinito dello stelo, che mantiene l'apice allo stato vegetativo. Queste possiedono un periodo di fioritura ed allegagione più lungo, e sono quindi capaci di recuperare eventuali riduzioni di produzione dovute a condizioni climatiche sfavorevoli.
Le cultivar coltivate in Italia sono, in genere, indeterminate.

Le foglie sono diverse tra loro: ci sono due foglie primarie, opposte, ovali; tutte le altre sono trifogliate, con foglioline ovate più o meno allungate, lunghe fino a 15 cm; esse cadono un po' prima che i legumi abbiano raggiunto la piena maturità, quando i semi contengono circa il 20% d'acqua.
I fiori sono molto piccoli, quasi impercettibili, bianchi o violacei, portati, in numero variabile da 3 a 15, da piccoli racemi ascellari siti su tutti i nodi dello stelo ad eccezione di quelli più bassi.
Nelle varietà indeterminate la fioritura comincia in basso e procede verso l'alto in un arco di tempo variabile secondo la precocità della cultivar, la lunghezza della stagione vegetativa e le condizioni stagionali (da 3 a 5 settimane). Al contrario, nelle varietà determinate, la fioritura inizia dai fiori apicali.
I fiori formati sono in numero grandemente superiore al numero di legumi che derivano da essi: ciò perché molti fiori (anche l'80%) vanno incontro ad aborto fisiologico. La fecondazione è quasi esclusivamente autogama.
Il frutto è un baccello, piccolo, coperto di peli, che si può presentare diritto o incurvato. La colorazione può variare dal giallo al grigio al nero. Un baccello contiene da 1 a 5 semi (normalmente 2 o 3). Ogni infiorescenza produce da 1 a più di 20 baccelli, che raggiungono, in circa 40 giorni, il loro massimo peso. Il seme è di forma prevalentemente sferica o ellittica e dal colore variabile (dal giallo paglierino al nero). Il peso di 1000 semi è estremamente variabile (da 50 a 450 g).
Ha un apparato radicale formato da una radice principale fittonante dalla quale si dipartono quattro palchi di radici secondarie sulle quali si formano diverse ramificazioni. Vi sono poi radici avventizie molto diffuse. L'estensione delle radici, grazie alle numerose ramificazioni secondarie, si sviluppa in orizzontale (40 cm) e in verticale (150cm).
Come tutte le leguminose anche la soia ha la possibilità di utilizzare l'azoto atmosferico, questo è possibile in presenza di un batterio, il Bradyrhizobium japonicum, che "cattura" l'azoto dell'aria, lo organica e lo rende disponibile per la pianta. La presenza dell'ospite è segnalata da numerosi tubercoli o noduli radicali che accompagnano la pianta fin dai primi giorni dopo la germinazione.

ESIGENZE PEDOCLIMATICHE

Le esigenze climatiche sono molto simili a quelle del mais, anche se la soia è leggermente meno sensibile agli abbassamenti di temperatura nelle fasi iniziali e finali del ciclo.
La temperatura minima di accrescimento è intorno ai 5 °C. La temperatura media ottimale si aggira attorno ai 24-25 °C.
E' una pianta brevidiurna abbastanza sensibile al fotoperiodo (in alcuni casi necessita di almeno 10 ore/giorno di buio per fiorire). Questo fa si che la fioritura sia fortemente influenzata anche dalla latitudine: una varietà che necessità di 10-11 ore di buio, coltivata in Pianura Padana (45° lat.), fiorirà solo da metà settembre in poi; al contrario, una varietà a cui bastano solo 7 ore di buio, può fiorire anche in piena estate.
La soia è una pianta debolmente arido resistente, ma può soffrire di siccità qualora le piogge siano poco frequenti, tanto che se ne consiglia l'irrigazione soprattutto durante la fase di formazione dei semi. Per questi motivi il suo habitat ideale è quello caratterizzato da estati calde e umide e condizioni subtropicali. La latitudine più indicata è attorno ai 35°. E' una pianta che radica in profondità e ha la capacità di utilizzare bene la riserva idrica del terreno.
La soia si adatta ad un'ampia gamma di terreni, dagli argillosi agli organici, mentre può incontrare difficoltà in quelli molto leggeri. Per un buon sviluppo del rizobio il pH ottimale deve aggirarsi intorno al 6,5. Questa leguminosa si adatta bene anche a terreni nettamente acidi o salini, ma non gradisce gli asfittici e quelli eccessivamente dotati di calcare attivo.
Come tutte le leguminose, anche la soia è un'ottima coltura miglioratrice della fertilità in quanto fissa l'azoto atmosferico, produce una notevole quantità di sostanza organica facilmente umificabile e lascia il terreno in buono stato. Le sue caratteristiche ne fanno un'ottima alternativa ai cereali (tipico è l'avvicendamento con il mais). TECNICHE COLTURALI

  • PREPARAZIONE DEL TERRENO:

    La soia ha un apparato radicale ben sviluppato per cui si dovranno realizzare tutte le pratiche necessarie perché questo si approfondisca nel terreno nella maniera più rapida possibile.
    E' bene che il terreno sia sufficientemente amminutato in superficie e smosso, ma non necessariamente affinato, in profondità. Ciò dovrebbe garantire, per quello che riguarda lo strato superficiale, un ottimo contatto seme-terreno.
    La preparazione deve essere molto accurata ed eseguita preferibilmente in autunno, per far si che in primavera il terreno sia nelle condizioni ottimali (soffice e umido).
    Si può adottare anche la lavorazione su sodo o la minima lavorazione, ma si corre il rischio di un elevato inerbimento e un minore sviluppo della coltura.
    Tutti gli interventi con macchine operatrici piuttosto pesanti dovranno essere eseguiti con il numero minore di passaggi, tenuto conto della presenza sull'apparato radicale di un batterio che è di tipo aerobico obbligato, per il quale la compattazione, e quindi l'asfissia, sono sempre dannose. Inoltre gli interventi alla raccolta dovranno essere eseguiti su terreni ben portanti ed asciutti, in modo da non perdere l'effetto positivo di avvicendamento relativo al miglioramento della struttura fisica del terreno.
    Al fine di evitare o contenere le perdite di legumi alla raccolta è consigliabile che la superficie del terreno sia ben livellata. I legumi impalcati bassi sulla pianta, infatti, possono restare sul campo nel caso di bassure o avvallamenti.

  • CONCIMAZIONE:

    La sostanza secca prodotta come biomassa complessiva, incluso l'apparato radicale, permane in campo come residuo colturale, per circa il 70-75%, per cui la produzione agraria utile è relativa solo ad un 25-30% del totale. Le asportazioni ammontano, relativamente alla pianta intera, a circa 220 Kg/ha d'azoto, di cui gran parte, ovviamente, vengono forniti dall'azoto-fissazione simbiotica. Di questa quantità, la metà viene utilizzata per la produzione di seme e quindi asportata, mentre il rimanente 50% può essere integrato nell'avvicendamento. Nel caso non sia stato impiegato l'inoculo, la quantità di N minerale da apportare, in un terreno di media fertilità, varia da 100 a 150 Kg/ha.
    Il fosforo e il potassio sono asportati in quantità limitata. Il fosforo viene asportato in quantità uguale a quanto ne rimane sul terreno (restituzione del 50%), mentre per il potassio la quota di restituzione è molto superiore a quella di asportazione.
    La soia non è particolarmente esigente in fosforo, quindi la concimazione può limitarsi a compensare le asportazioni nette (circa 50-60 Kg/ha);è preferibile distribuirlo alla semina, depositandolo dietro al seme,per assicurare le migliori condizioni di sfruttamento.
    Per il potassio le quantità possono essere anche inferiori. Normalmente questo elemento non viene apportato, salvo in terreni scarsamente dotati in cui è bene reintegrare le asportazioni nette ( fino a 70 Kg/ha).
    La somministrazione di calcio in terreni acidi può favorire l'utilizzazione di fosforo e potassio e la formazione dei noduli radicali.
    In generale, se l'azotofissazione funziona regolarmente, è inutile l'apporto di azoto supplementare. Vi è contrasto infatti tra la presenza di azoto minerale (nitrati) presente nel terreno e l'azotofissazione simbiotica. Con l'apporto di concime minerale azotato, oppure nei casi in cui il terreno ne sia normalmente dotato, si registra una scarsa attività dei tubercoli. La causa di questo rallentamento è dovuta al loro minor numero, volume e peso.
    L'inibizione dello sviluppo dei noduli e del loro metabolismo in presenza di nitrati si verifica inoltre nelle colture di soia che succedono ad una coltivazione ben fertilizzata. E' dunque importante selezionare dei ceppi di rizobio specifico più efficienti in presenza di azoto minerale nel mezzo di crescita.

  • SEMINA:

    La semina, effettuata con seminatrice da frumento o di precisione a circa 2-3 cm di profondità, normalmente viene eseguita tra la seconda metà di aprile e l'inizio di maggio quando il terreno non è più troppo freddo e la piantina si può sviluppare facilmente.
    Considerando di ottenere una densità di circa 30 piante/m2 alla raccolta, la distanza tra le file può essere compresa tra 45 e 60 cm e la distanza sulla fila deve essere di 6 cm.
    Per ogni settimana di ritardo nella semina, a partire dalla fine di aprile in poi, si possono perdere circa 25 Kg di seme per ettaro. Pertanto una semina che si realizzi entro la fine del mese di aprile dovrebbe avvantaggiare il ciclo produttivo di questa coltura.
    Le quantità di seme da utilizzare variano notevolmente da varietà a varietà in quanto differenti sono i pesi dei semi. Indicativamente si parla di 80 kg/ha per cultivar con seme di media grandezza. E' importante non esagerare con la quantità di seme in quanto si rischiano problemi di allettamento, ma è anche importante non commettere l'errore opposto lasciando troppo spazio tra le piante.

  • VARIETA`:

    La selezione ha prodotto varietà geneticamente ben differenziate, con determinate caratteristiche agronomiche.
    Le cultivar vengono raggruppate in 13 gruppi di maturazione, da 000 a X, che si differenziano per la lunghezza del ciclo vegetativo. Per gli ambienti italiani normalmente risultano più adatte le varietà appartenenti ai gruppi di maturazione I e II.

  • INOCULAZIONE:

    Un aspetto fondamentale nella coltivazione della soia è l'inoculo del seme.
    Perché si ottenga la fissazione biologica dell'azoto è necessario che vi sia l'apporto di un certo numero di cellule vitali del rizobio specifico (Bradyrhizobium japonicum) sul tegumento seminale. Si parla, come minimo, di apportare 1 milione di cellule vitali per ogni seme. Questa operazione viene eseguita utilizzando preparati a base di torba contenenti milioni di cellule di Rhizobium japonicum che vengono miscelati al seme poche ore prima della semina. Il commercio fornisce degli inoculanti già confezionati per questo apporto. E' necessario operare il trattamento al riparo dalla luce diretta del sole ed evitare le ore più calde della giornata.
    L'inoculazione è praticamente obbligatoria per la coltivazione in terreni mai coltivati a soia o in terreni nei quali non si coltiva soia da circa cinque anni, è inoltre consigliata in terreni poco fertili o troppo acidi. Può essere evitata qualora si coltivi soia per più anni e le condizioni del terreno siano ottimali.

  • LOTTA ALLE INFESTANTI:

    L'alternanza tra colture di cereali e soia consente di controllare in modo più efficace le varie famiglie di infestanti, rispetto all'utilizzo della monosuccessione.
    Il controllo delle malerbe è una pratica importante da realizzare con cura, soprattutto nelle prime fasi di sviluppo della coltura, che sono le più sensibili alla competizione delle infestanti.
    La soia, per il tipo di vegetazione che produce, consente l'impiego, in copertura, di barre umettanti che permettono di controllare eventuali infestazioni di piante perennanti. Un'errata somministrazione (epoca, dose, miscele) di prodotti erbicidi crea rallentamenti di crescita, riduzione dell'apparato radicale ed accumuli; quindi, di conseguenza, si avrà una ripercussione sul rapporto simbiotico.
    Il controllo delle infestanti può essere effettuato in post-emergenza, attraverso l'utilizzo di miscele di prodotti selettivi a dosi molto ridotte. L'attivazione con olio o solfato ammonico può causare fitotossicità fogliare, normalmente non di grave entità.
    Normalmente, per garantire un buon controllo delle malerbe sono sufficienti 2 trattamenti. La coltivazione di piante geneticamente modificate, resistenti al glifosate e al glufosinolate non è consentita in Italia.

  • AVVERSITA':

    Le fitopatie più temibili sono quelle provocate da attacchi fungini o virosi. I batteri patogeni in genere sono presenti, ma non hanno grande incidenza sulla resa finale.
    Le malattie fungine più pericolose sono:

    • il marciume da Sclerotinia (Sclerotinia sclerotiorum)
    • il marciume da Phytophtora (Phytophthora megasperma)
    • il cancro dello stelo (Diaporthe var. caulivora).

    E' da sottolineare che un regolare avvicendamento colturale risulta molto efficace nel contenere i danni causati da queste malattie.
    In genere il controllo più sicuro si ottiene attraverso l'impiego di varietà tolleranti o resistenti, soprattutto per quanto riguarda il cancro dello stelo e del marciume da Phytophthora. Gli interventi di difesa, soprattutto quelli non necessari, fanno aumentare i costi di produzione e non sempre garantiscono una buona riuscita.
    I parassiti animali che possono arrecare i maggiori danni alla coltura sono il ragnetto rosso (Tetranichus urticae), la cimice verde (Nezara viridula) e i lepidotteri defogliatori (Cynthia cardui, Udea frugalis, ecc.). La pericolosità di questi parassiti è da individuarsi nel fatto che attaccano la soia durante le fasi riproduttive.

  • RACCOLTA:

    In una coltura di soia l'approssimarsi della maturazione è chiaramente segnalato dall'ingiallimento dei baccelli, delle foglie e dalla successiva, graduale caduta di queste ultime.
    L'essiccazione del seme in campo dipende, oltre che dalle caratteristiche morfologiche, da alcuni fattori ambientali (es: frequenza di giorni piovosi, deficit di saturazione dell'aria,..) In media il seme di soia può perdere 0,5-0,8% di umidità per giorno in annate caratterizzate da frequenti piogge e modeste temperature, arrivando fino ad un massimo del 2% nell'ipotesi di annate a decorso meteorico favorevole.
    La raccolta deve avvenire quando le foglie sono cadute e la pianta è completamente secca. In queste condizioni il seme contiene circa il 12-14% di acqua. Le perdite sono notevoli (4-15%) e sono causate dal fatto che la pianta fruttifica anche nei palchi più bassi.
    Questa condizione può essere favorita tra l'altro anche da un investimento troppo rado.
    Una bassa umidità alla raccolta (10-12 %) consente la conservazione del seme per qualche anno, mentre con il 14% di umidità il seme riesce appena a superare l'inverno.

  • RESE:

    Le rese sono variabili; nelle nostre zone (Pianura Padana) si parla di 3-3,5 t/ha, ma si possono superare le 4 t/h o scendere fino a 2 t/ha per le colture intercalari.


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